(03 Dic 24) Tardi, quest'anno l'autunno è arrivato insolitamente tardi, comunque più tardi rispetto ai pur tardivi autunni dell'ultimo decennio.
Un passo indietro: è vero che nelle "normali" campagne coltivate già da oltre un mese rosseggiano caki e ciliegi, peri e meli, e si avvampano di giallo e di arancione peschi e soprattutto albicocchi. Le viti addirittura sono già nude e da un pezzo. Ma la Vena del Gesso è un'altra cosa. La protagonista forestale è una quercia, la roverella (Quercus pubescens), che solo ora comincia ad assumere i caldi toni bruni che precedono la caduta delle foglie; caduta che, come noto, soprattutto negli esemplari giovani sarà ulteriormente ritardata perché le querce in genere seccano le foglie ma le perderanno solo a fine inverno.
Per ora le mantengono così sulla pianta assumendo un aspetto quasi bruciato, cosa che ci consente di distinguere bene anche da lontano due specie simili del genere Quercus, cioè roverella e cerro: da adesso in poi la prima è color marroncino, con sfumature dall'ocra al giallo, comunque più chiare rispetto al cerro che è bruno scuro, fino al ruggine.
Ma torniamo alla nostra Vena e in particolare ai versanti sud, ripidissimi e rupestri, che la caratterizzano: ai loro piedi si stanno infiammando i boschi termofili di roverella, sulle soprastanti rocce semi-nude spiccano da una parte le macchie scure dei lecci e dall'altra quelle azzurrognole dei ginepri; il tutto fa da cornice ai terebinti, sorta di pistacchi selvatici tipici del mondo mediterraneo e che in Emilia-Romagna si trovano solo sui gessi romagnoli e su pochi affioramenti calcarei del riminese (tipo San Leo, San Marino o Maioletto per intenderci).
Sulla Vena manca l'arbusto "autunnale" più bello e che è sicuramente lo scotano (Cotinus coggygria), di inconfondibile color arancione e tipico dei ghiaioni calcarei delle Marche; è presente in realtà anche in Romagna, ma limitatamente alle pinete costiere (in particolare quella di Classe) e a poche rupi, esclusivamente di arenaria, della val Savio, da Mercato Saraceno fin sopra Sarsina, sempre con pochi, puntiformi esemplari; sulla Vena non è mai stato trovato né segnalato.
Infine, una digressione esotica. I colori più belli del mondo, in autunno, si trovano notoriamente in Nord America e in Estremo Oriente. La prima possiede una mescolanza di latifoglie a colori psichedelici (i Liquidambar color vinaccia, gli aceri canadesi rossissimi, i Liriodendron, cioè gli "alberi dei tulipani" di incredibile giallo vivo), il secondo affianca l'oro dei Gingko biloba al rosa degli aceri giapponesi. Noi ci consoliamo con il porpora dei sorbi, il giallo dell'acero campestre e dell'acero opalo (tutti anch'essi presenti sulla Vena ma quasi solo in versante nord) e, certo, sulle Alpi con l'oro dei larici, assenti in Romagna se non in qualche anacronistico e, ahinoi fallimentare, rimboschimento dei vituperati anni Sessanta e Settanta.
Ma in fondo, c'è anche di peggio (si fa per dire)! Molte piante non assumono alcun colore autunnale: robinie, spaccasassi, ontani, tra quelle forestali, e kiwi fra quelle coltivate, accartocciano prosaicamente le foglie e poi semplicemente le perdono, senza nessun cromatismo.
Sandro Bassi