Il giorno 27.02.1990, sotto la S.S. n. 461 del Penice in località
Carpaneto, è scoppiato un incendio che, a causa del forte vento, si è
esteso rapidamente, arrivando ad interessare nella notte gran parte
degli impianti artificiali di conifere della riserva naturale.
Il giorno seguente, grazie anche ai lanci d'acqua effettuati da elicotteri regionali, l'incendio è stato spento.
A causa del vento e delle caratteristiche del soprassuolo, a densità di
impianto iniziale e con notevoli quantità di materiale secco al suo
interno, il fuoco ha interessato sia il fusto che la chioma degli
alberi.
La superficie complessiva percorsa dal fuoco è stata valutata in 141
ettari quasi esclusivamente occupati dal popolamento coetaneo e
monospecifico di Pino nero di circa 60 anni di età.
I boschi maggiormente danneggiati sono stati destinati al
taglio a raso in quanto irrimediabilmente compromessi dall'incendio e
dai successivi attacchi massicci ad opera del bostrico (Ips
sexdentatus).
L'incendio ha fortemente modificato il quadro
biologico della riserva, producendo danni notevoli, ma liberando nel
contempo forze dinamiche tendenti ad un aumento della diversità
biologica e quindi in definitiva ad una maggiore stabilità ecologica.
Immediatamente dopo l'incendio l'Azienda Regionale delle Foreste ha
provveduto ad eseguire interventi urgenti, che limitassero eventuali
fenomeni di dissesto idrogeologico ed il degrado ambientale,
effettuando semine erbacee nelle aree maggiormente danneggiate e
ripuliture dal legname bruciato nelle aree solo parzialmente
danneggiate.
A
partire da ottobre 1991 sono iniziati gli interventi di taglio raso del
bosco bruciato e irrimediabilmente danneggiato per un totale di circa
58,5 ettari.
Hanno fatto seguito interventi di rimboschimento delle
superfici percorse dal taglio raso utilizzando specie forestali
autoctone in modo da ricostituire un bosco ecologicamente stabile e al
tempo stesso di buon valore economico.
Il numero di piantine messe a dimora per ettaro andava dalle 1.500 alle
2.500 unità, in relazione alla presenza di rinnovazione naturale già
affermata.
Le principali specie impiegate sono state le seguenti specie arboree:
Quercus cerris, Quercus petraea, Quercus robur, Carpinus betulus,
Ostrya carpinifolia, Acer campestre, Acer pseudoplatanus, Acer platano
des, Fraxinus ornus, Fraxinus excelsior, Prunus avium, Prunus padus,
Ulmus minor, Laburnum anagyroides, Malus sylvestris, Fagus sylvatica,
Sorbus domestica, Alnus glutinosa, Abies alba, Pinus sylvestris; e le
seguenti specie arbustive: Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Pyrus
communis, Cornus sanguinea, Corylus avellana, Sambucus nigra, Rosa
canina, Viburnum lantana, Ligustrum vulgare, Amelanchier ovalis.