Sulle pendici del Monte Cargiago, si sviluppano circa 200 ettari di
riserva Naturale, in cui, ad esclusione della limitata superficie su
cui sorge il Santuario, alberata con tigli e platani secolari, il bosco
occupa tutta la parte restante e dal Sacro Monte (mt. 360) sale fino
alla cima del Monte Cargiago (mt. 713) e le vicinanze dell'abitato di
Pollino (mt.790), raggiungendo la frazione di Caronio (mt. 500).
Il
bosco in questa zona è caratterizzato dalla predominanza del castagno e
di altre latifoglie, soprattutto querce, tigli, aceri, frassini, ontani
e betulle e di specie arbustive quali l'agrifoglio, il pungitopo, il
nocciolo ed il nespolo.
L'ambiente boschivo rappresenta inoltre un imprescindibile ecosistema
in cui si segnala la presenza stabile di caprioli, tassi, volpi,
scoiattoli, martore, faine, mentre sono saltuari il cinghiale e il
cervo. Tra l'avifauna spicca invece il picchio nero, specie piuttosto
rara e in genere relegata ai tranquilli boschi di alta quota.
Il complesso monumentale che caratterizza il Sacro Monte della SS.
Trinità si sviluppò a partire dalla presenza di un antico Oratorio
tardo romanico.
L'edificazione dell'attuale Santuario avvenne tra il 1605 e il 1618,
dopo l'abbattimento della primitiva chiesa romanica, attraverso la
costruzione di un grande edificio in continuazione con quello di forma
rettangolare che, presente dal XVI secolo, era dedicato alla SS.
Trinità ed era stato costruito a ridosso del primitivo oratorio. Questo
corrisponde alla prima campata dell'attuale Santuario e si distingue
perché sono ancora presenti l'antico portone in corrispondenza del
passaggio del sentiero e due finestre laterali. Custodisce ancora la
rappresentazione della trinità triandrica, tre persone uguali e
distinte, ritenuta miracolosa e divenuta oggetto di devozione popolare.
Successivi rimaneggiamenti portarono al completamento dell'edificio tra
il 1646 e il 1761, con l'aggiunta del campanile, del porticato sul
fronte della Chiesa e il completamento della facciata.
Quello che si vede ora è, probabilmente, parte di un progetto più ampio
e articolato, rimasto incompiuto, che doveva rappresentare episodi
dell'Antico e del Nuovo Testamento. Le tre cappelle, risalenti al XVII
secolo, dedicate all'Incoronata, a San Giovanni Battista, ad Abramo,
vennero costruite su modello degli altri Sacri Monti lombardi e
piemontesi, in un clima culturale di accesa religiosità
controriformistica. Completano l'area monumentale il porticato della
via Crucis edificato nel 1752 e chiuso sul lato nord nel 1761 dalla
Cappella dell'Addolorata.
La felice cornice urbanistica, unita alla bellezza naturale del luogo
ha infine contribuito a fare del Sacro Monte non solo un luogo di
intensa devozione popolare, ma anche un punto di incontro, di ristoro e
tradizionali fiere e mercati.
A livello morfologico si identificano due importanti unità ambientali riassumibili nello scosceso versante orientale (verso il lago Maggiore) e nel versante occidentale (bacino del rio Ballona), caratterizzato da un pendio più dolce e ricco di piccoli corsi d'acqua.
Se si esclude la zona delle rupi, dove da sempre è spontaneo, il governo del bosco un tempo era suddiviso nelle forme a fustaia e a ceduo, rispondendo bene alle esigenze economiche locali che giustificavano anche l'abbondante presenza di pascoli, pascoli arborati e coltivi.
L'uso del bosco attuale risulta viceversa dominato dal bosco ceduo, che costituisce la copertura prevalente. In un recente passato sono stati effettuati rimboschimenti con conifere esotiche, in prevalenza pino strobo, su parte dei terreni non più utilizzati a pascolo, mentre la robinia ha colonizzato velocemente altre aree percorse da incendio a scapito di specie locali pregiate.
Le recenti indagini vegetazionali e naturalistiche contenute nel Piano di Assestamento Forestale, sono la base per la riqualificazione forestale, naturalistica e paesaggistica. Questa grande superficie boscata, con il suo carattere di omogeneità e di continuità, rappresenta di conseguenza un importante ed imprescindibile ecosistema per tutte le componenti naturalistiche che da esso discendono. Ciò è valido soprattutto per le componenti faunistiche che sono presenti in varietà rilevanti.
Si segnala la presenza stabile di caprioli, tassi, volpi, scoiattoli, martore, faine, mentre sono saltuari il cinghiale ed il cervo. Tra l'avifauna spicca invece il picchio nero, specie piuttosto rara e relegata quasi esclusivamente ai tranquilli boschi di alta quota. Troviamo poi diverse specie legate al bosco collinare come il picchio rosso maggiore, il picchio verde, la ghiandaia, la cesena, il colombaccio e la poiana.
Nella zona umida del rio Ballona e affluenti è piacevole, anche se raro, imbattersi nel merlo acquaiolo, nel martin pescatore e persino nell'airone cenerino.
Tra la fauna minore si possono osservare con maggior frequenza il rospo comune, la rana temporaria, la salamandra pezzata, il tritone comune, la vipera aspide, il marasso ed il biacco.