(Varallo, 05 Ott 11) Nel 2010 l'amministrazione della Riserva del Sacro Monte di Varallo avviò, su proposta del direttore, una colletta pubblica per finanziare dei lavori di restauro del Sacro Monte. Come prima opera si era scelta la statua della Maddalena, un manichino in legno con un abito gessato e dipinto che si trova nell'anticamera del Sepolcro. Era un intervento di valore limitato, una cifra raggiungibile, insomma. E faceva seguito al restauro della statua di Cristo morto del Sepolcro.
Oggi, grazie a qualche benefattore privato e soprattutto alle offerte lasciate dai visitatori nelle bussole poste lungo il percorso, l'ambizioso traguardo è stato raggiunto e il Commissario della Riserva ha appena approvato con decreto il progetto: i lavori stanno per iniziare.
Con questa colletta non ci siamo inventati niente: abbiamo seguito la strada indicata da chi ha costruito il Sacro Monte. A fine Cinquecento il vescovo Speciano raccomandava di collocare nei vari luoghi del percorso delle bussole con l'immagine e la dedicazione della cappella che avrebbe dovuto esservi costruita, per invogliare i fedeli a contribuire ai costi dell'opera. Ancora oggi le bussole sulle grate delle cappelle ci fanno capire come potesse mantenersi il santuario, con un'economia povera, fatta di piccole e grandi generosità.
La nostra statua è un manichino di legno, di cui vediamo solo il busto, la testa e le mani. In realtà è una figura inginocchiata (se ne intravedono i piedi) posta in una nicchia dietro la porta di ingresso del Sepolcro. Ad un primo esame sembra molto vicina stilisticamente alle statue degli Apostoli dell'Ultima Cena, manichini appena sbozzati nelle parti non a vista, con le braccia e le gambe costituite da travetti di legno attraversati da un perno, che consentiva di piegarle, all'altezza dei gomiti e delle ginocchia. Un lavoro da falegname, di carpenteria molto semplice, coperto dal tessuto gessato e dipinto che costituiva il "corpo" della scultura. Solo le parti esterne erano lavorate sottilmente e levigate fin nei passaggi più delicati del viso, quindi gessate e dipinte. E, a completare le figure, veniva aggiunta la parrucca, per renderle più realistiche. Negli Apostoli come nella Maddalena.
Il Sepolcro, lo sappiamo dall'iscrizione incisa sulla porta, è la cappella più antica del Sacro Monte, ultimata nel 1491. A quell'epoca doveva già esservi posta la statua lignea del Cristo morto. Poco più tarda è la Maddalena con gli aromi profumati per trattare il corpo di Gesù, come si usava a quei tempi. La sua presenza, nella nostra cappella, indica che sin dall'inizio non si volevano solo mostrare delle figure sacre, ma si intendeva raccontare una storia, narrata per tappe. Lo capiamo dalla più antica guida del complesso, stampata a Milano nel 1514, che accompagna il pellegrino nella visita. Lo faceva entrare nel primo vano, gli faceva oltrepassare, chinato, la porticina del Sepolcro e lo conduceva dritto, senza distrazioni, a vedere la statua di Cristo morto. Riportandolo indietro per lo stesso percorso (perchè allora non c'era la seconda porta e l'Oratorio sottostante), gli faceva notare, solo allora, la Maddalena con le ampolle degli unguenti seminascosta dalla porta di ingresso, mentre si dirigeva verso Cristo. Due sequenze narrative molto ben congegnate.
Apostoli dell'Ultima Cena
Maddalena