(Varallo, 21 Dic 11) L'anno scorso di questi tempi si erano appena conclusi al Sacro Monte i festeggiamenti per l'inaugurazione di Betlemme: un momento di grande visibilità per il nostro complesso. Seguendone la scia, fra dicembre e gennaio, avevamo chiamato qui a raccontare, in tema di Terra santa, di presepe e di costruzioni di pace (storie vissute o studi di una vita) Padre Giorgio Vigna, la professoressa Chiara Frugoni, Ernesto Olivero, fondatore dell'Arsenale della Pace e don Ermis Segatti. Tutto sembrava andare diritto e spedito al seguito della stella.
Oggi la stella di Betlemme rimane il nostro faro, dopo un anno un po' travagliato per la Riserva, in cui però, come di consueto, grazie alla buona volontà dell'affiatato pool di persone che ci lavorano, con la guida di chi ci ha amministrati, si sono concluse tante cose. Si è inaugurato il restauro completo della cappella del Primo sogno di Giuseppe, si è restaurato l'atrio della cappella della Salita al Calvario, si sono avviati i primi studi per il restauro della cappella della Strage degli Innocenti, grazie alla collaborazione con la Scuola di Restauro della Venaria Reale, si stanno avviando le ricognizioni per il restauro di un'altra cappella per la generosità di uno sponsor svizzero che ho avuto la fortuna di coinvolgere e contagiare nella passione per il nostro Sacro Monte. E poi la nuova luce, che vedremo accesa, proprio in queste feste, a delineare il perimetro della nostra città sospesa e il progetto di videosorveglianza, che sta superando in questi giorni il vaglio delle Soprintendenze.
Ma non so quanti visitatori si siano accorti che abbiamo concluso definitivamente il cantiere di Betlemme. Era rimasto sospeso il lavoro di intonacatura della parete interna del vano che fronteggia la grotta, molto umida, interrata, dove l'acqua è pressocchè ineliminabile. Abbiamo atteso che la parete in pietra nuda asciugasse un po', e l'abbiamo "foderata" con tecniche particolari, simili a quelle che si usano nelle gallerie, per poi reintonacarla ridandole una faccia pulita. Forse un po' d'acqua nei momenti peggiori ne lambirà ancora il pavimento, ma non la parete. E soprattutto, con risparmi di cantiere, abbiamo restaurato l'intonaco esterno dell'intero complesso. Un lavoro non previsto, e che ha giocato su due soluzioni, naturalmente sorrette da ragionamenti e ricerche: un colore bianco più vivo per il portico ottocentesco e il suo fianco, una tinta più calda per le altre pareti e il retro (fatta salva la facciata della cappella del Secondo sogno di Giuseppe che fa capo a se'). Un intervento leggero, che lascia trasparire sotto l'ultima velatura la complicata storia dell'edificio, fatto di aggiunte e modifiche, che abbiamo voluto rispettare.
E dentro: accompagnati dalla luce, che si accende al passaggio, seguiamo il corteo dei Magi che sfonda insieme al cavallo baio la parete d'ingresso per entrare nel vano gaudenziano. Il cavallo è imbizzarrito e preoccupa gli scudieri, ma i Magi sono già in un'altra aura, con l'occhio alla cometa. Il primo di loro è quasi arrivato, vede quel che avviene oltre la grata e si toglie il cappello in segno di saluto. La scena è in movimento. Ci manca solo il sonoro. Manca a noi, non ai protagonisti. Perchè la Madonna dell'Adorazione dei pastori sente lo scalpitare dei cavalli e gira la testa verso il corteo regale. Uno spettacolo che coinvolgeva il pellegrino in questo intrigante gioco di relazioni. L'unica scena statica era (ed è) quella della piccola Natività dentro la grotta, concepita per stare su di un altare, non come scena di teatro, ma come una vera pala d'altare davanti alla quale fermarsi in preghiera. E dopo la preghiera la salita al piano superiore della basilica si Betlemme, con la sua porta in marmo strombata e la scena della Presentazione al tempio-Circoncisione. Se guardiamo ai Magi, agli scudieri, ai pastori, così naturali da essere quasi deformi, ritroviamo l'umanità varia, vera e cosmopolita di Gaudenzio in questa tappa del Sacro Monte: un invito alla pace ad alla integrazione fra livelli sociali, etnie e culture, proprio come il bel concerto di Natale che si è svolto in Basilica sabato scorso, organizzato dalla società Itinerantes che ha visto fianco a fianco i musicisti e cantanti italiani ed africani del coro Elikya, suonare canti religiosi popolari etnici.