La Zona di Salvaguardia comprende una porzione qualitativamente significava del Roero e si estende in un fitto alternarsi di rocche e valli scoscese tra i 247 e i 436 m sul livello del mare. Il paesaggio del Roero è variegato e caratterizzato da alternanza di colture e boschi, da variazioni cromatiche stagionali marcate, da consistenti contrasti altimetrici più netti rispetto a quelli dell'Astigiano, dell'alto Monferrato, delle Colline del Po, delle Langhe.
Anche se gran parte del Roero è occupato da colture agricole, il suo
patrimonio boschivo è tra i più ricchi del Monferrato; nei fondovalle,
nelle zone più umide, crescono formazioni riconducibili all'Alleanza
Alno-Ulmion. In zone più asciutte si sviluppano boschi di farnia,
carpino bianco con tiglio selvatico, ciliegio selvatico, frassino
riconducibili nell'Alleanza Carpinion; si tratta di boschi mesofili
planiziali residui segnalati tra gli Habitat di interesse comunitario
dalla Direttiva 92/43/CEE. Nelle forre talora si trovano formazioni più
sciafile e ancora meno continentali caratterizzate dalla presenza del
faggio. Sulle alture crescono boschi riferibili al Quercetalia-robori-petraeae in cui domina la rovere; nei luoghi più asciutti compare il pino
silvestre, il cerro e la roverella; comuni in questi boschi sono alcune
specie submediterranee (ciavardello, corniolo, lantana). Le forme di
degradazione di questi querceti e di reinvasione dei vigneti
abbandonati sono costituite da brughiere con felce aquilina e molinia.
Con la molinia spesso si incontra Gladiolus palustris specie
rara e protetta. Negli impluvi e come forma di invasione su terreni più
fertili è diffusa la robinia un tempo utilizzata per produrre paleria
per la vite.
Particolare interesse rivestono la presenza del cappero e di altre essenze mediterranee quali: Chrithmum maritimum, Centranthus ruber, Opuntia compressa, Anthirrimum.
Rara ed interessante è la presenza del fior di stecco. Dal punto di
vista floristico occorre segnalare l'antica diffusione dell'olivo, ora
praticamente scomparso e quella dell'Elleborina di palude (Epipactis palustris), della Genziana palustre (Gentiana pneumonanthe)
e dell'Antennaria dioica. Anche il Pino silvestre era un tempo molto
più diffuso costituendo veri e propri boschi; molto sfruttato per il
legname e per le fornaci di mattoni si è poi fortemente ridotto.
Particolare interesse naturalistico hanno gli stagni, le peschiere e le
paludi che derivano principalmente da piccoli bacini artificiali
realizzati nei secoli scorsi presso le cascine per esigenze di
irrigazione. Oltre ad ospitare una interessante vegetazione acquatica
ed igrofila essi sono importanti per la fauna, in particolare ospitano
alcuni rari chirotteri.
Complessivamente sono 30 le speci
floristiche a protezione assoluta ai sensi della Legge regionale 32/82
rinvenute nel territorio del Roero.
Dal punto di vista dell'avifauna rilevante è la presenza del biancone (Circaetus gallicus) durante il transito migratorio; nei boschi maturi nidificano il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) ed il nibbio bruno (Milvus migrans). Nelle aree agricole è interessante la presenza di: succiacapre (Caprimulgus europaeus) legato ad ambienti caldi e secchi, di averla cenerina (Larius minor), di averla capirossa (Larius senator) in via di estinzione in Piemonte per l'uso di sostanze chimiche in agricoltura, dell'ortolano (Emberizza hortulana) in forte diminuizione a livello europeo per gli stessi motivi, di albanella minore (Circus pygargus), di tottavilla (Lullula arborea), di starna (Perdix perdix italica), quest'ultima specie è scomparsa da gran parte della pianura coltivata e presenta una distribuzione discontinua.
Nelle zone umide nidificano due specie di uccelli segnalati negli
elenchi delle specie di interesse comunitario della Direttiva
92/43/CEE: tarabusino (Ixobrichus minutus), martin pescatore (Alcedo atthis).
Due specie di rettili presenti nel territorio richiedono una tutela rigorosa: ramarro (Lacerta viridis), biacco (Coluber viridiflavus).
Il ramarro è prevalentemente insettivoro ed è pertanto minacciato
dall'uso di insetticidi e diserbanti; è inoltre disturbato dalla
riduzione delle siepi e dei filari e dalla adozione di materiali
compatti per la costruzione dei muri. Anche il biacco patisce la
riduzione delle siepi e dei filari, ma anche la diffusione delle strade
asfaltate che, agevolando la termoregolazione, sono molto frequentate
con maggiore probabilità di essere travolti dagli automezzi.
Fra gli insetti più rilevanti sono presenti: Lucanus cervus e Cerambix cerdo inseriti negli elenchi delle specie di interesse comunitario della Direttiva 92/43/CEE (HABITAT).
La linea delle Rocche segna il limite attuale del grande fenomeno di erosione regressiva sviluppatosi in seguito alla cattura del Tanaro. L'erosione ha scavato profonde vallate ed ha messo in luce marne grigio-azzurre del Tortoniano (15 milioni di anni fa) che determinano morfologie poco elevate e tondeggianti e banchi gessosi del Miocene. Al Pliocene appartengono le marne grigio-azzurre ricche di fossili marini del Piacenziano (Argille di Lugagnano) che costituiscono il fondo impermeabile delle valli della zona meridionale del Roero e le sabbie gialle dell'Astiano; i depositi marnoso-ghiaioso-ciottolosi del Villafranchiano ricoprono vaste zone dell'altopiano; alla stessa formazione appartengono i loess ferrettizzati di colore rosso vivo anch'essi comuni sull'altipiano.