La parte settentrionale del Parco, dove si produce il sale, detta Lera, è divisa dal Canal grande dalla parte meridionale, chiamata Fontanigge.
La zona di Lera è caratterizzata da habitat animali e vegetali delimitati dalla diversa salinita dei campi saliferi, dai canali e dagli argini delle saline.
Sul terreno salato delle saline crescono numerose piante alofite, che sopportano o addirittura necessitano una marcata concentrazione salina. Queste piante si trovano sovente alla foce dei fiumi e dei torrenti e nelle saline.
Nelle saline di Sicciole è stata sinora registrata la presenza di 272 specie avicole. Le saline rappresentano infatti una distesa acquea di cospicua entità, che gli uccelli migratori utilizzano come area di sosta o come sito per svernare. Quando in Istria, ed anche nel Mediterraneo s'iniziarono a restringere le superfici di questo genere a causa dell'urbanizzazione, le saline acquisirono l'importanza odierna quali siti ornitologici. Un ruolo preponderante in questo processo lo ha ricoperto l'abbandono della produzione del sale nel settore meridionale delle saline, senza però rinunciare alla manutenzione degli argini ed alla regolazione del livello dell'acqua, che ha permesso di instaurare habitat diversi. Un apporto è stato fornito anche dalle forze della natura, che hanno formato un insieme di ambienti simili, ma sufficientemente diversi tra loro, nei quali si sono insediati uccelli dalle differenti abitudini alimentari e di nidificazione. L'acqua marina, che s'insinua profondamente nella terraferma lungo i canali, apporta molto nutrimento, che puo essere consumato dagli uccelli nell'acqua bassa delle vasche salifere abbandonate.
Nonostante la loro importanza, gli uccelli non sono gli unici abitanti delle saline, nei cui habitat vivono numerosi animali minori, sulla terraferma e nell'acqua, molti dei quali sono presenti in Slovenia unicamente in questo sito.
Il patrimonio culturale delle Saline di Pirano è la testimonianza di secoli di vita e lavoro dei salinai nell'Adriatico nord-orientale. Le uniche saline del Golfo di Trieste a rimanere attive fino ai giorni nostri sono quelle di Sicciole e Strugnano, ed è per questo motivo che la loro testimonianza è tanto più preziosa. Il loro valore va ricercato nel patrimonio etnologico, tecnico, storico, urbano e territoriale presente nell'area.
Nel patrimonio culturale si annoverano i campi saliferi, i canali con gli argini e muri in pietra, i gradini e le chiuse, le case dei salinai, le stradine, i sentieri, i ponti, le pompe e così via. Le Saline di Strugnano e di Sicciole sono ormai le ultime saline della costa adriatica orientale dove il sale viene prodotto ancora con le tecniche tradizionali in ogni fase della lavorazione, compresa la raccolta giornaliera sul particolare biosedimento detto petola.
Le saline dell'Adriatico settentrionale hanno influenzato sensibilmente per secoli la vita economica delle cittadine che vi si affacciavano. Sono state anche oggetto di contese e guerre, perché del sale si faceva largo uso, specie per la conservazione degli alimenti e nella produzione della polvere da sparo. Il sale era dunque molto prezioso e considerato una mercanzia strategica. Nel passato, oltre alle saline piranesi di Sicciole, Lucia e Strugnano, nel Golfo di Trieste, come pure lungo la costa istriana, erano attive parecchie saline di varie dimensioni (ad es. a Muggia, Capodistria ed Isola), che non erano oggetto solo di interessi politici ed economici, ma anche dell'umore della natura, la quale alle volte impediva per lunghi periodi la produzione del sale, mentre altre volte era magnanima, concedendo raccolti più che abbondanti.
Oggi l'aspetto economico delle saline va interpretato alla luce di quello che è il loro valore naturale e storico: il sale prodotto per l'alto grado di qualità e contenuto minerale è apprezzato ad es. dai buongustai; la conservazione delle tradizioni legate all'arte dei salinai contribuisce a sensibilizzare le persone su quello che è il loro valore culturale; l'area compresa dal Parco è al contempo un oasi per specie animali e vegetali e per l'uomo un ambiente naturale intatto, a ricordo di quello che un tempo è stato il ricco patrimonio culturale e territoriale del Mediterraneo, che purtroppo sta scomparendo.
Il sale viene prodotto negli specifici campi saliferi, formati da bacini per l'evaporazione e bacini per la cristallizzazione. L'acqua di mare vi viene convogliata con appositi canali per caduta o con l'ausilio di pompe. Nella zona di Fontanigge tali pompe, dette semplicemente "màchine" venivano fatte funzionare con la forza del vento, che metteva in movimento delle grandi vele, mentre nella zona di Lera già cent'anni or sono gli Austriaci avevano messo in funzione le prime pompe a motore.
Di tutti i bacini esistenti, quelli per la cristallizzazione sono solamente un quinto del totale. È in questi che si forma il sale dopo che l'acqua di mare vi arriva passando per i bacini di evaporazione. I bacini per la cristallizzazione hanno inoltre un'altra caratteristica: il loro strato superficiale è formato da un composto biominerale detto petola (dello spessore di pochi mm, composto di un fango molto compatto misto a sostanze minerali), che di fatto impedisce il contatto dello strato di fango sottostante con il sale.
Il sale viene prodotto con l'ausilio di attrezzi tradizionali, compresa la raccolta con particolari rastrelli di legno, con i quali il sale viene ammucchiato.