(03 Dic 09) Si trova fra Cavenago e Corte Palasio, nel Lodigiano, ed è una delle eredità lasciate dal fiume dopo la piena del 1976 che, cambiando il corso dell'Adda, fece nascere anche la lanca di Soltarico. E' "l'isola del pumi" un'area di oltre 20 ettari che il Parco Adda Sud ha acquistato per proteggerla e rivalutarla dal punto di vista naturalistico. "E' una piccola perla di ambiente fluviale che vogliamo preservare e lasciare a disposizione di tutti" spiega Riccardo Groppali, Direttore dell'ente di tutela che veglia sul corso meridionale dell'Adda.
"Il territorio protetto del nostro Parco - spiega il Presidente Silverio Gori - comprende, oltre ai boschi, anche zone palustri che il fiume ha formato nel tempo, cambiando percorso come ad esempio l'Adda Morta, un vecchio ramo, nei comuni di Castiglione e Formigara, la Zerbaglia, una zona umida di interesse nazionale nei comuni di Turano, Cavenago e Credera Rubbiano e, appunto, la Morta o lanca di Soltarico in fregio alla quale abbiamo rilevato l'area denominata Isola dei pumi".
L'oasi, alla quale si accede da un passaggio in territorio di Cavenago, è formata da una zona alta più secca e da una zona invece più rigogliosa vicino al fiume ed è considerata un sito di grande interesse naturalistico. "Per il recupero e la tutela - spiegano gli specialisti del Parco Adda Sud - cercheremo di seguire le vocazioni delle singole fasce. Quella più arida, ad esempio, non è così comune da trovare nelle nostre zone. Di solito vi si insediano piante grasse come il "sedum". In questo caso abbiamo però trovato delle infestanti come la "amorfa fruticosa".
Si tratta di una pianta di origine nord-americana che si è acclimatata molto bene in Italia, tanto da occupare le più svariate nicchie ecologiche libere e diventare talvolta infestante. E' un arbusto con foglie simili a quelle della robinia, con la quale viene confusa, e fiori abbondanti, di colore violetto e ricchi di polline. "Cercheremo di ripulire il terreno - concludono i tecnici del Parco Adda Sud - per lasciare spazio alle essenze autoctone. Mentre per quanto rigurda la fascia bassa, che sarà protetta da una zona tampone larga circa 15 metri e lunga 400 metri, valorizzeremo le piante del nostro del territorio che già ci sono come il salice, la quercia, l'olmo o il pioppo bianco".