Il Parco del Monte Barro, situato alle porte di Milano, è caratterizzato da un ambiente naturale facilmente accessibile che concentra in una superficie relativamente modesta molteplici motivi di interesse naturalistico, storico, archeologico e paesaggistico.
L'area del parco è caratterizzata soprattutto da boschi, praterie e rupi che ospitano un'eccezionale ricchezza floristica (oltre 1000 specie di piante in meno di 700 ettari!): l'inserimento nel distretto insubrico, gli eventi connessi alle glaciazioni pleistoceniche, il substrato calcareo-dolomitico ed altri fattori sono alla base della straordinaria biodiversità di questo piccolo monte. Data la sua posizione strategica inoltre il Monte Barro costituisce punto di passaggio per numerose specie di uccelli che vengono monitorati e studiati nella Stazione Ornitologica di Costa Perla, un ex roccolo riconvertito in osservatorio scientifico.
Accanto alle emergenze naturalistiche, le campagne di scavo archeologico hanno messo in luce, unico esempio in Italia, un vasto e articolato insediamento residenziale e militare di età gota (V-VI secolo), i cui principali manufatti sono esposti nell'Antiquarium presso il Centro Parco dell'Eremo. Il Museo Etnografico dell'Alta Brianza, realizzato nel borgo medievale di Camporeso, rappresenta infine un ulteriore polo di notevole interesse didattico.
Per tutelare il Monte Barro nel 1969 prese il via un intenso dibattito
sviluppatosi soprattutto sulla stampa locale e regionale e si costituì
spontaneamente il Comitato promotore per la salvaguardia del Monte
Barro. Nel gennaio 1974 sorse il Consorzio per la Salvaguardia del
Monte Barro e con la l.r.78/1983 il monte divenne Parco Naturale della
Regione Lombardia. Il Parco comprende anche tre riserve naturali.
Attualmente il Consorzio è proprietario di oltre 50 ettari su un totale
di poco meno di 700 ha; sono in corso numerosi lavori di sistemazione e
di riqualificazione ambientale sull'intero territorio del Parco: tra
breve, anche l'Antiquarium, il Museo Etnografico e la stazione per la riproduzione della flora arricchiranno ulteriormente il ventaglio di richiami culturali del Parco.
Il Monte Barro è un rilievo calcareo-dolomitico la cui geologia ha attirato l'attenzione di studiosi illustri, quali Antonio Stoppani e Giuseppe Nageroni; lo Stoppani in particolare ne descrisse la ricca fauna fossile triassica in una celebre pubblicazione. La geomorfologia del monte è legata sia all'ambiente carsico, sia all'abbondanza delle testimonianze sulle glaciazioni quaternarie: liscioni glaciali, morene e depositi fluvioglaciali, massi erratici; alcuni di questi ultimi presentano curiose cavità semisferiche. Secondo alcuni queste cavità sarebbero di origine artificiale, ossia dovuta all'azione dell'uomo, che in tale modo ricavava oggetti d'uso (ad es. mortai e macine) o strutture connesse allo svolgimento di riti sacri; altri autori propendono invece per una genesi naturale, secondo processi analoghi a quello che sarebbero alla base della formazione delle cosiddette marmitte dei giganti. Sta di fatto che sul monte Barro ne sono visibili alcuni tra gli esempi più eclatanti, come ad esempio il grande masso delle coppelle, un erratico di serpentino presente nell'area archeologica, e il sasso della pila, di ghiandone, situato nella porzione sommitale del monte.
Il Monte Barro riveste un rilevante interesse naturalistico e scientifico anche per l'elevata diversità degli habitat presenti, che vanno dalle faggete e dai tiglio-acereti delle valli settentrionali, alle boscaglie aperte e ai boschi submeditarranei a rovere e roverella dei versanti meridionali, alle praterie primarie xeriche e prealpino-insubriche, alle sorgenti carsiche, alle rupi calcaree nelle varie esposizioni. Tutto ciò induce elevatissime presenze floristiche: il Parco del Monte Barro è infatti l'area protetta lombarda con la maggior diversità floristica, con oltre 1000 specie di piante in meno di 700 ha!. Questa elevata biodiversità si concentra soprattutto sulle rupi, nei prati magri e nelle praterie insubriche: in tali ambienti, giudicati di prioritario interesse dall'Unione Europea, si contano fino a 50 specie in un solo metro quadro; inoltre, in diversi casi, si tratta di specie vegetali ai limiti delle proprie possibilità di sopravvivenza, perché ad esempio si rinvengono a quote modeste specie solitamente vegetanti a maggior altitudine, oppure si tratta di specie al limite dell'areale; particolarmente significativi sono i casi della Primula di Lombardia, Primula glaucescens, oppure dell'intero complesso delle vegetazioni endemiche ascrivibili al Caricion austroalpinae, molte delle cui specie caratteristiche vegetano sul Barro all'estremità occidentale del proprio areale distributivo.
Anche sotto il profilo faunistico bisogna sottolinea la notevole importanza delle praterie naturali e seminaturali del Barro: indagini ancora in corso stanno portando alla determinazione di centinaia di specie di invertebrati (soprattutto ragni ed insetti, tra cui bellissime farfalle), molti dei quali risultano nuovi per la fauna lombarda e, in qualche caso, italiana.
Sul Monte Barro non mancano ulteriori presenze faunistiche di notevole significato. La presenza di un sistema carsico, con abbondanti acque sotterranee, consente la presenza di diverse interessanti specie di invertebrati sotterranei, tra cui diversi molluschi, minuscoli ma assai interessanti, e crostacei simili a gamberetti ma del tutto ciechi. I torrenti sono caratterizzati soprattutto dal Gambero di fiume (Austropotamobius pallipes fulcisianus). Le numerose sorgenti disseminate nei boschi offrono molte possibilità di riproduzione per la Salamandra pezzata (Salamandra salamandra), mentre per facilitare la vita ad altri anfibi (quali rane, rospi e tritoni) il Parco ha realizzato stagni e laghetti.
Numerosi serpenti popolano le porzioni più assolate dei versanti e le fasce ecotonali tra il bosco e gli ambienti aperti; tra questi si segnalano la Vipera comune (Vipera aspis) ed il Saettone (Elaphe longissima).