Quando il mare e i monti si uniscono in un connubio felice che porta il
nome di parco nazionale dell'Aspromonte le sorprese sono infinite!
Al verde rigoglioso e al mistero di un panorama selvaggio che alterna a
terreni accidentali e rocciosi oasi di vegetazione, causati da laghetti
del benessere e terrazze sul mare, i caratteristici piani
dell'Aspromonte, si succede il regno di nettuno, che in questo eliso
nascosto,domina due mari: il Tirreno e lo Ionio, congiunti dallo
stretto! Un patrimonio naturale che si estende in una superficie di
quasi 80.000 ettari, che abbracciano tutto l'Aspromonte dagli 800 metri
in su, e coinvolge 37 comuni della provincia di Reggio Calabria.
Estrema propaggine meridionale della catena appenninica
l'Aspromonte costituisce un ambiente molto variegato per composizione
morfologica.
Il massiccio Aspromonte è formato in prevalenza da un
gruppo di rocce metamorfiche, comprendenti piccole parti granitiche,
circondato da roccia di tipo sedimentario. Il cambiamento si avverte si
avverte se si passa dal versante tirrenico a quello ionico. Il primo è
costituito in prevalenza da substrati di tipo cristallino, ed è
caratterizzato da susseguirsi dei "petti", scarpate alquanto ripide, e
dei "piani", aree pianeggianti formate da terrazzi divisi in quattro
livelli sovrapposti che degradano sul mare in suggestive falesie, a
strapiombo sul Tirreno, che danno origine alla Costa Viola.
Il
versante ionico, invece, si distingue per il paesaggio eterogeneo,
prodotto dall'erosione dei sostrati sedimentari, che finisce a mare
formando coste per lo più sabbiose. Un'altra peculiarità del massiccio,
tradizionalmente configurato come una piramide, è data dalla presenza
delle fiumare, corsi d'acqua senza sorgente che, a causa della brevità
del loro percorso e dalla considerevole pendenza, assumono carattere
torrentizio ed hanno una notevole capacità di erosione.
Alla foce
il terreno è costituito in prevalenza da sabbia, ghiaia e ciottoli, il
letto alquanto largo è ricoperto, d'estate da vegetazione spontanea,
mentre a monte ci sono valloni scavati dal violento fluire dell'acqua.
Quanti popoli hanno solcato le montagne dell'Aspromonte.
Le loro
tracce sono ancora visibili nelle opere caratteristiche e
architettoniche, e soprattutto nelle tradizioni di alcuni paesi
compresi nel parco dell'Aspromonte.
Non è difficile, spingendosi nei comuni dell'entroterra calabrese,
sentire gli abitanti parlare il grecanico. In effetti, la provincia di
Reggio Calabria e il crotonese sono state zone fiorenti della Magna
Grecia. Se il museo dedicato a quell'epoca ne rievoca i fasti, è anche
vero che i greci diffusero la loro lingua tra gli abitanti delle zone
interne che, per approfittare della rete di scambi commerciali
effettuata dai greci alle pendici dell'Aspromonte, scesero verso il
mare.
Terminata quest'epoca, le popolazioni tornarono sulle
montagne dando vita ai nuclei di coltura grecanica, dove si sviluppò
pure il rito cristiano ortodosso, grazie all'egemonia di Bisanzio e
alla presenza di numerosi monasteri.
E sebbene il rito,
ufficialmente abolito per iniziativa di Nicolò II, è stato celebrato a
Bova per l'ultima volta nel 1573, la memoria della coltura greca rimane
ancora viva nei paesi dell'entroterra reggino. Oltre a Bova superiore,
Samo, Roccaforte del Greco e Gallicianò, tracce della coltura grecanica
sono ancora reperibili alle Rocche di San Pietro, a Pietra Castello e a
Pietra Cappa.
Culla
della Magna Grecia e balcone sul mediterraneo, la fertile zona della
provincia di Reggio è stata più volte oggetto di incursioni di genti
diverse.
Il tramonto della colonizzazione greca è coinciso con
l'ascesa dei bruzi, come testimoniano i resti delle cinta murarie
erette a Reggio e a Locri. Ma non è stata risparmiata neanche dai
pirati e dai Romani che, una volta sconfitti i bruzi, si impadronirono
dell'Aspromonte, visto come "terra promessa" per la vegetazione e i
numerosi corsi d'acqua che la attraversano. A testimonianza della
presenza della civiltà greca all'interno dell'Aspromonte, a circa 1000
mt. di altezza, restano, fra l'altro, due fortezze risalenti al IV VI
secolo A.C.; in loc. Palazzo (nel Comune di Oppido Mamertina) e in loc.
Serro Tavola (nel comune di S. Eufemia d'Aspromonte).
L'artigianato è una delle forme in cui si rigenera il rapporto
dell'uomo con la natura. Da questa infatti l'uomo trae ispirazione e si
serve delle sue risorse per creare manufatti di vario genere.
L'artigianato è quindi un'arte a cui si affida la memoria delle
tradizioni, e proprio per questo è particolarmente fiorente in
Aspromonte. Il legno viene utilizzato per fabbricare oggetti di tipo
agricolo e strumenti musicali. Ma famose sono soprattutto le pipe
ricavate dalla radice dell'erica arborica calabrese. Oltre alla
stagionatura, che dura all'incirca dagli otto ai dieci anni,
fondamentali sono l'abbozzatura, la modellatura delle pipe e la
lucidatura. Un lavoro lungo che richiede maestria e pazienza, che trova
giustamente il favore delle industrie anche straniere che acquistano in
Aspromonte i fornelli per realizzare pipe da esportare in tutto il
mondo con diversi marchi.
La tessitura è invece affidata alle abili mani delle donne che abitano nell'area grecanica. A Samo, in particolare, sono famose le "pezzare", tessuti a strisce multicolore confezionati con i resti di varie stoffe, e le coperte di ginestra. Il cuore della produzione di pizzi e merletti realizzati all'uncinetto e al tombolo è a Gerace.
Il paese si distingue anche per la lavorazione della ceramica che trova però in Seminara il centro principale, famoso per le tipiche maschere variopinte dalle proprietà apotropaiche e le bottiglie con tratti antropomorfi, come i "baffuti", considerati dei portafortuna. Meno diffusa la tradizionale lavorazione del vimine del castagno e della paglia, intrecciati a mano, destinata alla realizzazione di ceste e contenitori per usi diversi.
L'arte culinaria contadina, dalle radici antiche, è caratterizzata da
una varietà di pietanze le cui costanti sono rinvenibili nel territorio
calabrese e le cui varianti, funzionali all'evoluzione storica e socio-economica, sono connotative delle variegate tradizioni locali.
Tipici sono i maccaruni i casa, abilmente lavorata dalle massaie, arrotolata o con il "ferretto" o con sottili arbusti, detti cannizzi. Condimento preferito è un ragù di carne suina, spesso mista e quella
bovina, o in alternativa, caprina. Altresì diffuso è l'impiego di
legumi e verdure, quali fagioli, broccoli e fave, per la preparazione
di zuppe e minestre.
Ampia
è la gamma dei secondi piatti, alcuni usati anche come contorno, quali
la parmigiana di melanzane, le frittelle di fiori di zucca, la
peperonata, i funghi trifolati (il tutto, con olio di oliva), altri a
base di carne di maiale, ora insaccata, la salsiccia, ora a lungo
bollita in un pentolone, le frittole, sia di capretto cotto al forno
con patate e sapori piccanti. Pregiati sono i formaggi, ricotta e
pecorino, e i salumi, spesso affumicati, capicollo, lardo e pancetta.
Parecchi i dolci tipici delle festività, come i Cudduraci (per Pasqua)
e le crispelle (per Natale).
I borghi dell'Aspromonte sono colmi di storia e cultura, alcuni oggi disabitati, ma ricchi di fascino e suggestione che li rende particolarmente appetibili per un turismo sostenibile e di qualità.
Quando una nazione perde il contatto col suo passato, con le sue radici, quando perde l'orgoglio della sua storia, della sua cultura e della sua lingua, decade rapidamente, smette di pensare, di creare e svanisce.
Per evitare che anche questo accada nel Geoparco dell'Aspromonte, l'Ente Parco ha istituito la "Rete dei Musei del Parco". Essa esprime la volontà dell'amministrazione di unire le proprie risorse culturali in un unico progetto che vede affidare al Museo il ruolo di protagonista, quale strumento di sviluppo culturale del territorio e di coesione sociale. L'obiettivo è di comunicare e promuovere il patrimonio culturale in modo congiunto, essendo esso rilevante sotto diversi punti di vista: storico, culturale, artistico, ambientale e produttivo.
La rete abbraccia diverse tipologie museali, dal settore artistico a quello naturalistico-scientifico fino all'archeologico.