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Zona di salvaguardia Stura di Lanzo

 

L'Area Protetta

Carta d'identità

  • Superficie a terra: 698.23 ha
  • Regioni: Piemonte
  • Province: Torino
  • Comuni: Balangero, Cafasse, Ciriè, Lanzo Torinese, Mathi, Nole, Villanova Canavese
  • Provv.ti istitutivi: LR 27 14/06/1993

 

 

La Zona di Salvaguardia della Stura di Lanzo

La Zona di Salvaguardia della Stura di Lanzo è stata inserita nel sistema dei Parchi Regionali con la legge della regione Piemonte n. 27 del 14 giugno 1993 che, unitamente all'Area attrezzata del Ponte del Diavolo, la integra al Parco regionale La Mandria, già istituito nel 1978, per le seguenti finalità:

  • garantire il raccordo territoriale tra il Parco regionale La Mandria e l'Area attrezzata del Ponte del Diavolo mediante specifici strumenti di pianificazione e tutela del territorio;
  • prevedere gli opportuni interventi di salvaguardia delle acque della Stura, al fine di migliorarne le condizioni idrobiologiche e di proteggerle da fattori inquinanti;
  • consentire il regolare svolgimento dell'attività agricola.

Tali funzioni di tutela e valorizzazione sono affidate all'Ente di gestione del Parco regionale La Mandria e dei Parchi e delle Riserve naturali delle Valli di Lanzo.
L'istituzione della Zona di salvaguardia è mirata a regolamentare l'uso del territorio avente valenza paesistica ed a conservare e valorizzare le sue caratteristiche ambientali. Questo tratto della Stura è stato individuato anche come SIC (sito di interesse comunitario) nel 1995 ai sensi delle Direttive 43/92/CEE "Habitat" e 79/409/CEE "Uccelli" per l'interesse dell'ambiente fluviale ben conservato negli aspetti vegetazionali e faunistici, per la presenza del geosito della foresta fossile e, in specifico, per l'entità botanica Carex hartmanii.

La contiguità delle tre aree protette del Ponte del Diavolo, della fascia fluviale lungo Stura e del Parco La Mandria garantisce un corridoio ecologico che segue il corso d'acqua a tutela della diversità di habitat forestali, di greto e acquatici, in cui trovano condizioni di vita ottimali numerosissime specie. La Stura alterna lunghi periodi di magra, soprattutto invernali, ad improvvise piene formative dell'alveo. Attualmente è in fase d'erosione con incisione del fondo, in cui erode le proprie deposizioni di ghiaie grossolane fino a scoprire i sottostanti sedimenti fini del "Villafranchiano", che custodiscono un raro giacimento fossilifero.

La fascia fluviale costituisce un ambiente vegetazionale e faunistico ricco e ancora ben conservato. Le specie di maggior rilievo sono la lampreda padana, il gambero di fiume e l'elegante felce Matteuccia struthiopteris. In primavera è facile riconoscere l'ormai raro Prunus padus per la bella e profumata fioritura bianca a grappoli.
Sono numerosi i fontanili e le risorgive, la cui temperatura costante di circa 8°C offre anche d'inverno un habitat ideale per il crescione. La copertura forestale alterna radure alberate, zone paludose ad ontano nero, saliceti arbustivi e vegetazione pioniera in prossimità dell'alveo e, sui suoli più evoluti, boschi misti con esemplari di farnia di buon portamento e notevoli dimensioni. Il recupero dei siti di cava si sta indirizzando verso la creazione di specchi d'acqua che rapidamente vengono colonizzati dalla tipica vegetazione spontanea a carici, tife e giunchi che offre ospitalità a molte specie di animali legati agli ambienti umidi fra cui aironi, germano reale, gallinella d'acqua, piro-piro, tuffetto, martin pescatore e culbianco.

Piano d'Area
Per la zona di salvaguardia della Stura di Lanzo è previsto il Piano d'Area, avente valenza paesistica, predisposto ed approvato ai sensi dell'articolo 23 della L.R. 22 marzo 1990 n. 12, così come modificato ed integrato dall'art. 7 della L.R. 21 luglio 1992, n. 36. Lo stesso è stato predisposto e adottato dall'Ente Parco. E' in attesa di approvazione Regionale.

 

La Stura di Lanzo

La Stura di Lanzo è il classico corso d'acqua a regime torrentizio. Lunghi periodi di magra, soprattutto invernali, si alternano a piene, anche improvvise e devastanti, come quella da annali dell'ottobre 2000. L'attività erosiva è quindi cospicua e l'alveo un continuo divenire.
D'altronde, la provvisorietà è la ricchezza degli ecosistemi fluviali, ricchezza che, nel nostro caso, assume a tratti un colore bruno nerastro che sa di antico. E che antico! Per un tratto di almeno 300 m, all'altezza della borgata Grange di Nole, su entrambe le rive affiorano frammenti di un passato lontanissimo.
Ceppi di cospicue dimensioni, circondati dai ciottoli del greto, sono giunti a noi grazie all'azione protettiva di uno spesso e umido deposito di argilla, limo e sabbia.
Rilevati una ventina di anni or sono, nel 2002 grazie all'azione erosiva di piene successive, i resti fossili della Stura di Lanzo sono particolarmente visibili. Non solo, ma le loro qualità specifiche ne fanno un Geosito di grande rilievo e importanza.

 

Il Bosco Planiziale

La zona di maggior interesse è ciò che rimane del bosco planiziale che migliaia di anni fa ricopriva tutta la Pianura Padana. Le specie arboree che compongono questa copertura forestale sono la farnia, il rovere, il frassino, il carpino, meno presenti l'acero riccio, il tiglio, il ciliegio selvatico e il pado, raro e con esemplari di aspetto arbustivo.
Nel sottobosco prevalgono nocciolo, sanguinello, biancospino e ligustro, oltre a specie erbacee pregiate e purtroppo quasi scomparse. Qua e là ancora si trovano infatti il bucaneve, la pervinca, l'anemone nemorosa, il sigillo di salomone attirati dalla disponibilità di acqua garantita solo localmente da un sistema di fontanili e risorgive che arricchiscono fossi e canali.

 

La Fauna

Ambienti ecologicamente diversi tra loro come il Torrente Stura, i ghiaioni e la vegetazione ripariale, i residui del bosco planiziale, i cespuglietti, i bacini con acqua bassa e ferma, i canneti conferiscono all'area condizioni di vita ormai rare nel territorio piemontese e caratteristiche adatte soprattutto alla presenza di una ricca avifauna che trova in questo mosaico habitat adatti alla nidificazione. Si contano infatti più di trenta specie nidificanti, con una certa prevalenza di uccelli legati agli ambienti umidi, come l'airone cenerino, il germano reale, la gallinella d'acqua, il piro-piro, il culbianco, il martin pescatore, il tuffetto. I boschi sono frequentati dal fagiano, dalla ghiandaia, dal picchio verde e dal picchio rosso maggiore, dalla gazza, dalle cornacchie e dalla taccola.
Tra i predatori diurni sono ben rappresentati la poiana e il falco pellegrino, mentre tra i notturni si segnalano la civetta, il barbagianni e l'allocco.

Oltre ai numerosi uccelli nidificanti, molte sono le specie di passo che si possono osservare nell'area: il merlo acquaiolo, l'astore, il lui verde, il ciuffolotto, la cinciabigia, il cardellino, il fringuello, lo scricciolo, il tordo, la cesena, l'usignolo, il codirosso, la cannaiolo verdognola, la capinera, il regolo, il verdone, il colombaccio, la becaccia, il beccaccino. L'area offre ospitalità non solo all'avifauna, ma anche ai diversi mammiferi, tra i quali il riccio, la lepre, diversi roditori, oltre a specie carnivore come la donnola, la volpe, il tasso, mentre tra gli ungulati si segnala la ricorrente presenza del cinghiale.

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