Con il termine di "Via Francigena" si intende un fascio di possibili percorsi che nel medioevo consentivano ai pellegrini del nord-ovest d'Europa (Francia, Isole Britanniche, Fiandre) di giungere a Roma. Si parla di "fascio di percorsi" poiché non vi era un unico itinerario, prestabilito, bensì tantissime varianti, a seconda degli anni, delle necessità e della provenienza dei pellegrini e della transitabilità dei percorsi (per l'epoca medievale non si può parlare di strade come si fa per l'epoca romana, poiché nel medioevo non esistevano autorità preposte al mantenimento dei tracciati, i quali, pertanto, si creavano in base e grazie al transito spontaneo delle persone).
I vari itinerari "francigeni" possibili avevano punti di divergenza e punti di convergenza. Questi ultimi erano dettati dall'orografia, quando si dovevano superare le Alpi, gli Appennini e grandi fiumi, come il Po.
In particolare due erano i fasci principali di percorso nel tratto tra le Alpi e gli Appennini:
Il fascio di percorsi, che scendeva dalla Valsusa, a Torino si sdoppiava in almeno due ulteriori fasci:
Oltre ai fasci principali di Via Francigena, vi erano fasci secondari di percorsi, attraverso le Colline del Po e del Monferrato, lungo i quali sorsero numerose abbazie, monasteri, chiese e foresterie. Queste ultime fornivano ospitalità ai viandanti ed ai pellegrini diretti o di ritorno da Roma e a Gerusalemme, oppure che procedevano verso Santiago di Compostela.
La Via Francigena nel tratto fra Torino e Chivasso (PDF - 800Kb)
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