Sul territorio del Parco sono dislocati diversi punti di particolare interesse.
Si tratta di aree che raccontano la storia dei nostri luoghi e ne caratterizzano l'ambiente.
L'elenco di seguito riportato può servire da traccia per darvi la possibilità di scoprire il territorio.
L'area di maggiore interesse per il pubblico è senz'altro quella delle voliere, situate sopra l'abitato di Andreis: al loro interno sono ospitate diverse specie di uccelli: falchi, gheppi, poiane, allocchi, sparvieri, un astore e un'aquila reale. Alcuni di questi hanno subito lesioni che non consentono loro di ritornare in libertà.
Altri vengono curati e successivamente liberati; nel frattempo vengono sistemati in una voliera attrezzata appositamente fino alla completa riabilitazione.
Ad ogni liberazione il Parco organizza un' occasione per attività di educazione ambientale con gruppi o scolaresche.
L'Area Avifaunistica di Andreis è costituita da:
Il Museo dell'Arte e Civiltà Contadina di Andreis, sistemato nella sede dell'ex municipio adiacente alla piazza, venne aperto al pubblico nel luglio del 1981.
Fino ad oggi, numerosi sono stati i visitatori provenienti sia dall'Italia che dall'Estero che hanno potuto vedere gli oggetti e gli attrezzi da lavoro presenti. In particolare hanno potuto ammirare la ricostruzione dell'interno della tipica casa andreana, la fucina del fabbro, le tabaccherie e i pettini in osso, le belle raganelle pasquali (cràceles), la lavorazione delle scarpetes e molte altre cose. (guida al museo - comune di Andreis 2001)
La Faglia Periadriatica è un'importante dislocazione tettonica (piega-faglia) che attraversa da Est a Ovest tutto il Friuli e possiede un piano di scivolamento che determina il sovrascorrimento della Dolomia Principale mettendo a contatto rocce appartenenti ad età e livelli diversi. L'attrito determinato dallo scorrimento dà luogo ad un'intensa fratturazione che appare come un ammasso di detrito incoerente, nel quale sono rinvenibili superfici lisce e riflettenti denominate liscioni di faglia. A distanza la Faglia è individuabile in quanto appare come una fascia di materiale roccioso portato a nudo, sovrastante i prati dell'abitato di Andreis e sottostante le ripide boscaglie del Monte Raut.
Adatto a chi si avvicina per la prima volta alla realtà del Parco Naturale.
Vuoi scoprire a quale animale appartengono le impronte più comuni che troverai all'interno del Parco?
Oppure osservare da vicino un'ammonite dell'era giurassica?
Per conoscere i diversi aspetti naturalistici attraverso un percorso
didattico che illustra fauna, flora, rocce e vegetazione.
Una breve introduzione per avvicinare il visitatore al paesaggio naturale circostante.
La val Cimoliana si trova nelle Dolomiti
d'Oltre Piave, in alta Valcellina, al confine centro occidentale del
Friuli-Venezia Giulia con il Veneto. Essa, dall'abitato di Cimolais si
snoda tortuosamente per circa 18 km in direzione NNE tra ripide pareti
modellate dalle erosioni glaciali, e su un fondo ricoperto dai detriti
alluvionali trasportati dal torrente Cimoliana.
Il complesso
montuoso prelude alle Alpi Carniche, ma si avvicina di più come
caratteristiche geologiche ed ambientali, alle Dolomiti. Guglie e
torrioni si stagliano infatti contro il cielo, erosi dagli agenti
atmosferici fino a creare incredibili giochi di equilibrio quale il
Campanile di Val Montanaia, che si innalza solitario al centro di un
catino glaciale. La Stretta di Gote offre un suggestivo paesaggio tra
alte pareti verticali distanti pochi metri tra loro, incise
dall'erosione fluviale.
Il Campanile di Val Montanaia si trova nell'omonima valle, nel comprensorio dell'alta Val Cimoliana. E' una guglia di bellezza spettacolare e selvaggia, alta 300 metri e con una base di 60 metri; si staglia contro il cielo al centro della valle, in una posizione considerata unica al mondo.
E' frutto dell'erosione alpina, in particolare quella attuata dai grandi ghiacciai che ricoprivano e conferivano la forma attuale alle vallate principali. Alpinisticamente è conosciuto ovunque; è stato scalato la prima volta nel 1902 con un'arrampicata arditissima, rischiosa ed esposta. Ora la salita è resa più sicura grazie a materiali, tecniche e preparazioni specifiche collaudate, ma non è assolutamente da sottovalutare. Il percorso più agevole per avvicinarsi ad ammirare il "Campanile" è la Val Cimoliana.
Questo itinerario, che si addentra nel gruppo del Pramaggiore (Pramaór), offre la più suggestiva finestra sulle cime dolomitiche degli Spalti di Toro e dei Monfalconi, gioielli incastonati nella splendida Val Cimoliana (Thimoliana).
La mattina del 30 settembre 1994 un gruppo scolastico in visita
d'istruzione al Parco scopre casualmente le prime impronte fossili di
Dinosauro teropode del Parco, impresse su di un masso di Dolomia
Principale, una formazione rocciosa depositatasi nel triassico
superiore, più di duecento milioni di anni fa. Le impronte di Dinosauri
nella Dolomia Principale delle Dolomiti aprono una tematica di grande
interesse, in quanto queste scoperte dimostrano in modo inequivocabile
che nella penisola italiana la presenza di tali forme di vita fu
tutt'altro che occasionale come sempre ritenuto.
Questa prima
scoperta ha stimolato ulteriori ricerche nel territorio del Parco, ed
altre conferme non hanno tardato a venire.
Le impronte di Casera Casavento (osservabili su un masso nel vicino
torrente chiamato Ciol de Ciasavent) rimangono comunque le più visitate
ed apprezzate.
Il percorso è allestito con segnaletica e pannelli informativi per raggiungere più facilmente il sito.
Presso i Centri visite, gli Uffici informazione e presso i locali del
Paese di Claut sono a disposizione dei pieghevoli-guida integrativi.
Il museo raccoglie le testimonianze della storia della comunità locale e si inserisce nel piano di valorizzazione turistica ed ambientale del Parco Regionale delle Dolomiti Friulane e del Comune di Claut. In particolare descrive la vita della donna valcellinese, dedita ai lavori di casa, dei campi, della stalla ed in cammino come venditrice ambulante di utensili di legno che l'uomo costruiva durante l'inverno. Obiettivo del Museo è anche il recupero di antiche strutture create per l'utilizzo dell'acqua, della pietra, del legno ed il riatto di una "ciasa da fum", antica dimora privata, acquisita per essere dedicata a finalità museali.
Questi due itinerari, abbinabili, si inseriscono tra i Sentieri Natura del Parco alla portata di tutti. Dopo avere attraversato la vecchia borgata di Massurie, al Col dei Piais sale un comodo sentiero con pendenza sempre moderata, mentre tra i verdi prati dell'Arthith un altro itinerario suggerisce il rientro attraverso una rilassante e breve passeggiata.
L'itinerario offre la possibilità di ripercorrere il sentiero tracciato dagli alpini durante i primi anni del '900 e diventato teatro di violenti scontri durante la prima guerra mondiale. Interessante anche sotto l'aspetto geologico grazie al recente ritrovamento delle impronte fossili di dinosauro situate nei pressi della Casera Casavento.
A cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta, a poche centinaia di metri a monte della confluenza con il Fiume Piave, il Torrente Vajont fu sbarrato, a scopi idroelettrici, da una diga. Tale impianto non entrò mai ufficialmente in funzione perché una gigantesca frana colmò parzialmente il serbatoio provocando una terribile ondata: i paesi lungo il lago, Longarone ed altri abitati vennero rasi al suolo con un tragico bilancio di quasi 2.000 vittime. La Frana del Vajont non è che il più recente e tragico capitolo della più recente vita di una montagna, durante la quale le rocce si formarono, vennero sollevate e quindi erose. L'intervento dell'uomo, con la costruzione della Diga, in una valle già di per se' geologicamente instabile favorì il distacco, la sera del 9 ottobre 1963, della gigantesca frana (270 milioni di metri cubi), la quale precipitò dal Monte Toc ad elevata velocità nel lago parzialmente riempito. La Diga ad arco, alta 265 metri, era nel suo genere la più alta del mondo: resistette all'inaudita forza distruttiva della Frana e dell'Onda.
La Valle del Vajont, con i paesi di Erto e Casso abbarbicati su ripidi pendii, appare ancora fortemente segnata dall'evento, che effettivamente ebbe inizio ancor prima della tragica notte, quando l'innalzamento dell'invaso determinò la perdita delle poche e povere risorse che disponevano gli abitanti nel fondovalle. Presso il Centro visite di Erto è possibile visitare la Mostra "La Catastrofe del Vajont", uno spazio della memoria", vero e proprio centro documentativo che descrive in tutte le fasi il fenomeno. Presso la Diga vi è un Ufficio informazioni stagionale.
Il Centro visite di Erto e Casso è interamente dedicato alla catastrofe del Vajont del 1963. E' diviso in due sezioni.
Tutto
è raccontato attraverso pannelli descrittivi. Inoltre si possono
consultare tabelle, grafici e confrontare plastici illustrativi. Nella
saletta multimediale un cd-rom permette di avere una visione globale
sulla catastrofe e di osservare la ricostruzione grafica della frana e
filmati originali dell'epoca.
Tutto questo fa del Centro Visite di
Erto il più importante e completo centro di documentazione sul tragico
evento e anche un valido punto di riferimento per studi e ricerche.
E' un percorso che collega in maniera ideale l'imbocco della suggestiva Val Zemola all'abitato di Casso. Si tratta di un sentiero dove un tempo veniva trasportato a spalla il carbone vegetale dei boschi della Val.
E' un percorso che attraversa la borgata di S. Martino a Erto e ci porta alla scoperta delle antiche leggende che si tramandano nella valle, prima fra tutte quella del castello della Regina Claudia...
Attiva da fine autunno 2003 la mostra sull'arte casearia.
E' un percorso che ci porta alla conoscenza degli aspetti peculiari del Parco tra fauna, vegetazione, paesaggio e rocce.
L'itinerario, partendo dal centro montano di Tramonti di Sopra, si inoltra nella parte più selvaggia del Parco seguendo un sentiero un tempo estremamente significativo per l'economia della zona; questo conduce alle frazioni abbandonate di Frassaneit, per poi raggiungere il Lago artificiale del Ciul.
Ospita la Mostra "La vegetazione del Parco", integrata da un piccolo
laboratorio didattico; opera quale laboratorio didattico a carattere
botanico, ospitando, tra l'altro, mostre relative a erbe e funghi.
Al Centro visite è collegato il "Sentiero del bambino", itinerario naturalistico adatto a scolaresche e gruppi familiari.
Itinerario didattico-escursionistico utilizzato nell'ambito delle attività di educazione ambientale.
E' il percorso più suggestivo del Parco nel versante Fornese; noto come Truoi dai Sclops (Sentiero delle Genzianelle) è importante per le particolarità botaniche che vi si incontrano nei vari ambienti tipici delle dolomiti, tra boscaglie di pino mugo, ghiaioni, pascoli e praterie alpine.
Ospita la Mostra "Le tipologie Forestali del Parco", la quale illustra le caratteristiche forestali e le modalità di utilizzazione nel tempo. Al Centro visite è collegato un interessante percorso che risale la vicina Val Poschiadea, interessata dall'installazione di una vecchia teleferica.
La teleferica della Val Poschiadea è un manufatto ricostruito
integralmente e posizionato così come si sarebbe potuto osservare fino
ai primi anni sessanta.
Si tratta di una significativa opera di
archeologia forestale, una stretta parente delle attuali funivie, la
quale un tempo veniva utilizzata per trasportare a valle il legname
tagliato nei boschi più lontani ed impervi.
La Teleferica della Val Poschiadea è in funzione in relazione alle
attività connesse al Centro visite del Parco di Forni di Sotto,
contribuendo comunque al tempo stesso a favorire la selvicoltura ed il
prelievo di legname ad uso della popolazione locale.
L'ambiente che questa escursione ci porta a scoprire è compreso nella principale area di collegamento tra la vallata dell'alto Tagliamento e quella dell'alta Valcellina. Il percorso risale la Val Poschiadea, sensibilmente soggetta ad attività erosiva ma allo stesso tempo ben difesa dalla presenza di una consistente copertura forestale.